martedì 21 febbraio 2012

Dopo il mare, le masserie. Così rinasce la Puglia del turismo

Certamente la Puglia è mare e sole, ma è soprattutto un'antica tradizione. Siamo una regione che torna a fondare il suo modello di sviluppo sulla sua identità principale, quella agricola, e sul recupero dei valori storici. L'incrocio di sapori e saperi restituisce una prospettiva alle nuove generazioni". Dario Stefàno, assessore alle risorse agroalimentari della Regione Puglia, intervistato dal direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino, racconta l'aspetto rurale della terra della pizzica e della taranta. "Per noi la Puglia oggi è soprattutto l'occasione per vivere il tema della modernità in una condizione assolutamente esclusiva: recuperiamo il rapporto con il passato, con la tradizione e con le caratteristiche peculiari che ci rendono non imitabili in un mondo sempre più globalizzato e tentato dall'idea di standardizzarsi". Modernità e campagna: sembrano antitetici, ma non lo sono.
"Questa è proprio la sfida che abbiamo messo in campo e già registriamo risultati importanti. Duemila giovani si sono insediati con le risorse del programma di sviluppo rurale. In 550 si sono iscritti alla facoltà agraria di Bari, tra le più blasonate d'Italia, invertendo un trend che negli ultimi vent'anni non ha mai fatto registrare più di 120 studenti. Abbiamo una rete di 80 masserie didattiche, che sono luogo di produzione ma anche luogo di racconto di una sapienza produttiva. Si trasmette un sapere antico alle nuove generazioni, ma anche ai turisti che così vivono l'emozione di "mettere le mani in pasta", imparando a produrre formaggio o mozzarella come solo noi pugliesi sappiamo fare. La Puglia oggi è tutto questo: per questa nostra ambizione siamo la regione che esprime il miglior protagonismo tra le regioni italiane anche nel senso di attrazione turistica.
Una Regione, tra l'altro, con dei primati molto forti, come quello del Primitivo.
"La Puglia ha messo a segno una serie di primati produttivi, nonostante la congiuntura straordinariamente negativa. Siamo la prima regione in Italia per produzione di pomodoro, la prima in Europa per l'uva da tavola, la seconda per uva e mosti da vino, la prima per produzione di ciliegie. Tutti primati che resistono all'era della globalizzazione e si trasformano. Non siamo più fornitori di materia prima per altre filiere regionali, ma siamo protagonisti a tutti gli effetti di un mercato sempre più grande in cui il tema dell'autentiticità e della tipicità diventa strumento non solo per difendersi, ma anche per valorizzare la propria esperienza".
La Puglia è stata scavalcata dalla globalizzazione. Sembrava un handicap, invece ora è un plus.
"La Puglia vive il tema della globalizzazione e anche della sua violenza, perché finora è stata scarsamente governata. Ancora ieri l'Unione Europea ha firmato un accordo con il Marocco, che ci esporrà a effetti devastanti. Non vogliamo trincerarci dietro dazi doganali, perché abbiamo una visione aperta, ma vogliamo un mercato in cui le regole siano uguali per tutti. Non possiamo pretendere dai produttori che preservino standard di qualità e sicurezza e allo stesso tempo esporli alla concorrenza spietata di prodotti che non rispettano gli stessi standard. Noi viviamo gli effetti della globalizzazione, perché, essendo una regione autentica, siamo esposti più di altri alle agropiraterie, alle imitazioni. Siamo una delle regioni più imitate: in tutto il mondo è facile acquistare bottigliette d'olio con scritto 'Puglia', ma che in Puglia non sono mai state. In questo scenario noi non abbiamo disegnato una strategia in difesa, ma una strategia che guardasse alla frontiera dell'innovazione. Non omologazione, ma recupero di grandi identità, da rendere motivo di sviluppo e crescita".
Questa Puglia può dire una parola importante per l'Italia in cerca di un suo futuro dopo una crisi devastante?
"Io credo che stiamo dando un contributo all'esigenza di cambiamento che il Paese manifesta e che le nuove generazioni ci chiedono. Stiamo dando un contributo in una condizione generale in cui dobbiamo combattere anche contro il nostro governo, contro il nostro stato. Penso a un sistema dei trasporti con livelli e standard totalmente differenziati tra nord e sud, dalle ferrovie ai collegamenti aerei. Noi vogliamo vivere la nostra dimensione di competizione e siamo pronti a misurarci nella nostra capacità di essere efficienti e bravi nel nostro mestiere, ma non possiamo accettare di essere ancora individuati come un mondo che deve fare il doppio della fatica che fanno gli altri per vivere il tema della competizione. Questo è un segno della scarsa modernità del nostro Paese, anche se comunque non ferma le nostre ambizioni. Nel 2011 siamo stati la regione più visitata d'Italia durante le ferie estive. Nonostante tutto, le nostre scelte ci fanno vincere".
Avete introdotto le masserie didattiche. C'è anche un approccio pedagogico, quindi.
"Questa iniziativa va letta nell'ottica della strategia, altrimenti ne disperdiamo il valore autentico. La Puglia fino a qualche anno fa esprimeva un paradosso insopportabile. Era riconosciuta come culla della dieta mediterranea, eppure aveva l'indice più elevato di obesità infantile. Due dati che si prendevano a pugni, che non potevano coesistere. Su questo tema abbiamo costruito una strategia. L'Unesco ci riconosce la dieta come bene dell'umanità, ma in questo c'è anche un grido d'allarme: se si vuole proteggere quello stile di vita è da proteggere, vuol dire anche che esso rischia di scomparire. Con le masserie didattiche ai nostri contadini diciamo: aprite le porte della vostra campagna e vestite l'agricoltura dell'esigenza di modernizzazione in una dimensione multidisciplinare. Raccontiamo alle nuove generazioni la nostra grande identità e parallelamente facciamone un motivo di attrazione turistica, per dare qualcosa in più oltre al mare al sole. Ruralità, paesaggio, biodiversità e tradizione enogastronomica: molti ci invidiamo tutti questi aspetti e noi li dobbiamo guardare in prospettiva

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